Ma quanti saranno gli italiani qui in giro? Un numero esatto non ce l’ho e poi a chi intessano i numeri? Dirò solo che nei miei incontri stavolta ho avuto la fortuna di imbattermi in un’astrofisica di tutto rispetto.
Non immaginatevi, come ci propinano i media in Italia, un’attempata figura ingobbita -perché alle luci della ribalta ci arrivano dopo anni di oscura gavetta – e che magari farfuglia inintelligibili ragionamenti aleggianti al di sopra delle nostre teste di comuni mortali. Lei, Eleonora Troja, è quanto di più lontano si possa immaginare da questi stereotipi.
Al nostro incontro la vedo che entra e avanza decisa, solare come la sua terra e, come la sua Sicilia, piena di sorprese. Negli attimi che precedono lo scambio di convenevoli mi chiedo: sarò all’altezza? Io sì che sono lontana anni luce dalle onde gravitazionali e, come tutti i profani, ho solo vaghe nozioni di fisica e astronomia. Eleonora, però, come credo solo pochi ricercatori siano in grado di fare, sa fondere ricerca e divulgazione. Nel poco tempo libero che ha sottratto alla sua bambina di due anni, è riuscita a parlare del suo lavoro e della grande scoperta scientifica di cui ha fatto parte, con una chiarezza –permettetemi l’aggettivo – stellare. Ovviamente la chiacchierata ha spaziato dagli anni della sua formazione alla sua attuale attività di ricerca e al futuro.
Che avesse le idee chiare su cosa fare da grande avrei forse dovuto sospettarlo: affascinata dalle materie scientifiche sin da bambina, è approdata alla fisica attraverso la botanica. Tutti noi sappiamo quante siano poche le ragazze che intraprendono gli studi superiori in materie scientifiche e non solo in Italia. Gli sforzi del governo statunitense su questo tema sono partiti qualche anno fa con il progetto STEM nelle scuole, che sviluppa un’offerta formativa incentrata sullo studio di Scienze,Tecnologia, Ingegneria e Matematica e di cui fa parte, ormai da quattro anni, un progetto internazionale nato dalla collaborazione del governo statunitense e la Microsoft, esteso e orientato ad accostare le ragazze alla programmazione, il cosiddetto coding, prevedendo nel prossimo futuro un maggior divario tra la domanda e l’offerta nel sempre crescente campo dell’informatica /Information Technology. Sappiamo bene che in Italia la percentuale di laureati in generale è notevolmente inferiore al numero degli iscritti all’università, ma che raggiunge un picco nelle materie scientifiche, in particolare. Questo si allaccia poi al discorso di quelli che conseguono la laurea magistrale e proseguono con il dottorato. Sappiamo che le prospettive in Italia non sono proprio rosee. Cosa ha fatto Eleonora? Costatato che le sue conterranee trovano anche un’occupazione, ma sono occupazioni che non prevedono lo sviluppo di una carriera, Eleonora, dritta alla meta, decide di partecipare a numerosi bandi per ricercatori, non solo in continente ma allarga il suo campo d’azione all’Europa e agli Stati Uniti. Come avrete immaginato, è approdata in Maryland con un’iniziale borsa di studio per collaborare ad un progetto di ricerca per la NASA.
Non aspettiamoci che siano tutte rose e fiori. Anche qui c’è competizione, anche qui le donne si impegnano tanto tra alti e bassi. In aggiunta la nuova amministrazione ha annunciato tagli a destra e a manca e altre ricerche sono state sospese, obbligando altri brillanti italiani al rientro in patria -mi conferma con rammarico Eleonora. Per fortuna il progetto a cui è legata prosegue e ha permesso a lei, donna, palermitana e giovanissima mamma, di occupare un posto di tutto rispetto nella ricerca che, è notizia di qualche mese fa, ha completamente aperto una prospettiva affascinante nel campo dell’astrofisica. [Per chi volesse saperne di più cfr la conferenza stampa tentasi presso la National Science Foundation lo scorso settembre: https://www.youtube.com/watch?v=AFxLA3RGjnc]
Eleonora non è partita con la valigia di cartone e col magone che avvolge l’animo di chi parte alla ventura. Il progetto prevedeva una permanenza negli Stati Uniti di due anni e dunque, dall’alto della sua giovinezza spensierata, non ci ha pensato due volte -tanto poi sarebbe tornata alla sua Palermo che ama ma che, ormai da dieci anni, visita solo saltuariamente. Ebbene sì, le manca la sua vita in Italia, le mancano i profumi, le manca il cibo della sua terra, ma la ricerca è quello che la lega a quest’altra parte dell’oceano. Si sente un’emigrante? Ovviamente no, ma il peso della lontananza comincia a farsi sentire.
Che messaggio vorrebbe lanciare alle sue conterranee e alle italiane in generale?
Tutti i suoi colleghi di università sono andati altrove, e così dovrebbero fare tutti, donne comprese: seguire i propri sogni e non lasciarsi influenzare. Non accontentarsi di un’occupazione che non dia soddisfazione, che non le faccia alzare la mattina con il peso della ‘fatica’ giornaliera da affrontare. Eleonora è contenta di occupare il suo tempo in qualcosa che le piace tanto da non considerarla un lavoro. Secondo lei questo non dovrebbe essere un privilegio solo per pochi.
Se potesse lanciare un messaggio ai politici italiani quale sarebbe? Manco a dirlo, l’importanza della ricerca. Dietro la parola ricerca, però, esistono altre parole chiave. È soprattutto un problema di programmazione e di gestione. Quando le ho fatto notare di aver letto che il governo italiano, stando ai rapporti ufficiali, stanzia fondi di tutto rispetto per tenere in piedi i vari istituti di ricerca, lei ribatte che il denaro è veicolato al mantenimento delle strutture, mentre i ricercatori non sono incentivati a restare, e non solo per la bassissima retribuzione, ma soprattutto per la scarsissima probabilità di far carriera. Gratis et amore Deo, aggiungerei io, ma questo svilisce la dignità di tante giovani promesse.
Chi è stata la sua musa ispiratrice?
Mi aspetto che Eleonora segua un cliché collaudato, nominando le poche scienziate italiane conosciute da tutti. E invece no; risposta secca: mia madre – quella insegnante di lettere al liceo che l’ha allevata con la visione di un orizzonte che si apriva innanzi a lei grande come una galassia e forse più. Con la stessa visione spera di crescere anche la sua bambina che, a quanto pare, sembra già un tipetto dalle idee molto chiare. In chiusura, Eleonora mi ha fatto notare che tra le scienziate coinvolte nella ricerca e presenti alla conferenza stampa della National Science Foundation, tre sono italiane!
Eleonora Troja al centro tra le altre scienziate
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Note: la seconda foto si riferisce aullo scontro delle stelle di neutroni. Sull’evento dello scontro di due stelle di neutroni registrato dagli interferometri LIGO e Virgo il 17/08/2017 cfr. anche il podcast della puntata del 20/10/2017 di Zapping dal 01:08:18 sul link qui sotto:
http://www.radio1.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-ec825fa3-b8ad-4a5b-82ae-829fadca0edd.html
Per saperne di più sulle ‘Coding Girls’ cfr.il link qui sotto:
https://it.usembassy.gov/it/coding-girls-le-tre-tappe-italiane-del-tour/