Gianrico Carofiglio, Le tre del mattino, Einaudi, Stile libero Big, Torino, 2017

Gianrico Carofiglio, Le tre del mattino, Einaudi, Stile libero Big, Torino,  2017

di Pandora Falasfoglia – Romanzo di formazione? La traduzione in italiano del genere letterario a coming of age novel, non rende esattamente l’idea. Vero è che basta una notte per uno scatto di qualità. Una notte, un evento tragico, un incontro inatteso… In questo racconto, sì, per me più che un romanzo è un racconto  (163 paginette in corpo 12), ci sono tutti gli elementi che descrivono un rapporto padre-figlio, dalle ribellioni e insofferenze adolescenziali al rimorso di un adulto per il tempo ‘sprecato’, alle scoperte sulla vita del padre come uomo e individuo,  non solo genitore. L’autore non sceglie neanche un nome per i genitori di Antonio: sono presentati in relazione all’io narrante.  Se ci riflettete, i bambini sono gli unici a chiamare le persone a loro intorno con il ruolo e la relazione che condividono  (genitori, nonni, zii, educatori) e forse proprio per questo  relativismo esistenziale  agli occhi dei figli appaiono in quell’unica dimensione; come se fosse inconcepibile che possano vivere al di fuori del loro ruolo e della relazione con gli stessi. Ricordo una cara amica che, adolescente sdegnata, mi confidava di aver sorpreso sua madre a correre in bagno per aggiustarsi i capelli o mettersi un filo di rossetto quando scorgeva il marito svoltare l’angolo per rientrare a casa dal lavoro. Egoismo di figli, gelosia ancestrale? Non so, forse solo la consuetudine con cui ci si relazionava ai figli, abituandoli al ruolo di eterni beneficiari. Magari non più tanto oggigiorno, ma una volta genitori molti, ahimé, lasciavano il ruolo di amanti, complici o anche solo coppia, cercando di celare, o addirittura alienare ogni altra espressione della propria personalità. Quella stessa mamma, qualche anno dopo, mi confessò di aver perso il gusto alla lettura che preferiva fare a letto prima di dormire perché, una volta vedova, era dovuta andare a vivere nella famiglia della figlia, condividendo la sua stanza con il nipotino e quindi a sera in camera luce spenta e amen. Scusate la divagazione, ma tutti questi pensieri sono tornati a galla proprio per la lettura di questo racconto, che ho trovato amabile, come del resto anche il silenzio dell’onda, dello stesso autore. Anche lì uno dei temi presenti era il rapporto padre-figlio. Unica sbavatura, forse qui, la descrizione dell’iniziazione del ragazzo; un amplesso inverosimilmente lungo per quell’età, a mio avviso. Essendo il racconto, come dichiara l’autore, una storia raccontatagli da altri, possiamo benevolmente perdonarlo.
Le tre del mattino si legge in un pomeriggio o poco più, del resto, azzarderei qui, sono quasi rispettate le unità aristoteliche di luogo, tempo e azione; in realtà, a mo’ di fisarmonica, il tempo della narrazione si comprime e si dilata per dare spazio alle emozioni dei momenti cruciali, ma resta la sensazione che tutto accadde in una notte. Cosa succede alle tre del mattino? Questo è del tutto soggettivo. Il titolo è inserito nel testo a pag. 138, con un riferimento a L’età del jazz di Francis Scott Fitzgerald ( vedi  https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/arte_e_cultura/17_ottobre_10/jazz-matematica-l-epilessia-le-tre-mattino-carofiglio-8f82f6ce-ad8c-11e7-9e6d-a83b89ae5387.shtml?refresh_ce-cp  )
Il significato credo si riferisca al sollievo per l’imminente arrivo dell’alba, con tutta l’allegoria di cui è investita. Per chi si trovi ancora nel bel mezzo di un problema, affiora la speranza che la sua risoluzione non tarderà ad arrivare, basta tener duro un’altro po’.
Mi sono chiesta, infine, cosa sia successo nei dieci mesi successivi al rientro da Marsiglia. Sarà riuscito Antonio a scoprire qualche altra cosa sulla vita del padre? Il racconto mi lascia in bilico tra malinconia e un po’ di amaro in bocca forse perché ha fatto riaffiorare un mio personale vulnus, legato alle tante domande che mi sono venute da fare solo dopo la scomparsa della mia nonna materna, scaturite dalle incongruenze del racconto dell’autobiografia che mi ammaniva, ma che da adolescente non mi mi apparivano come tali; un mare di lacune a cui forse mai troverò risposta.

Ricordo che Le tre del mattino ha fatto parte della rosa di libri scelti dal Parolab IDC e discusso il 30 ottobre scorso.  Invito chi abbia voglia di appartenere ad un gruppo di lettura variegato di iscriversi al Parolab di Italianns in DC!