Di Daniela Enriquez
Se foste entrati in Ambasciata la sera dello scorso 22 febbraio, l’avreste trovata gremita di gente seduta o alla disperata ricerca se non di una seggiola, anche solo di un angolino dove appoggiarsi, pronta a spendere una serata italiana “sui generis”. I biglietti sono andati “sold out” in pochi giorni e tra i partecipanti c’era anche qualche “imbucato” che, dopo aver preso posto all’estremità della stanza, aspettava come tutti gli altri l’ospite d’onore. Quella sera eravamo lì per assistere ad una conversazione tra Lorenza Pieri, scrittrice italiana e traduttrice da poco trasferitasi a Washington, D.C, e Jhumpa Lahiri, Premio Pulitzer, scrittrice indiana-americana venuta a presentare il suo primo libro scritto in…..italiano. Guidata dalle preziose domande di Lorenza, Jhumpa ha raccontato dal vivo, così come lo racconta anche nel suo libro In altre parole/In other words, la storia del suo apprendimento dell’italiano, del viaggio in Italia e le motivazioni che stanno dietro questa esperienza così originale.
In Conversazione con Jhumpa Lahiri: Una storia d’amore
Ebbene sì, perché la storia descritta da Jhumpa é sotto tutti gli aspetti la storia di un innamoramento, con tutti i suoi alti e bassi. Nata a Londra ma di origine bengalese, la scrittrice ha raccontato, a un pubblico misto di italiani e americani, come fin da piccola si sia sentita estranea ad entrambe le lingue, l’inglese ed il bengalese e di come l’apprendimento dell’italiano le abbia permesso di raggiungere una nuova dimensione, quasi onirica, in cui potersi reinventare.
Ma come è sbocciato questo amore? La scrittrice ci ha portati con sé a Firenze, durante il suo primo viaggio in Italia dove é avvenuto il suo incontro con la lingua italiana che lei ha descritto come un colpo di fulmine, un amore nato per caso, in modo frivolo ed inutile come tutti gli innamoramenti. E come tutti gli amori anche questo è stato pieno di difficoltà e di desiderio ma anche di passione e gioie. La difficoltà di imparare e di scrivere utilizzando un vocabolario in cui anche lei, scrittrice di successo, non si sente al sicuro; il desiderio di identificarsi finalmente con una lingua “propria” che sebbene non “madre”, potesse sentire come sua; la passione verso un progetto da lei stessa definito pazzo che l’ha portata da Brooklyn, con un marito e due bambini, a trasferirsi a Roma; e la gioia di avercela fatta, se non ad avere piena e completa padronanza della lingua, a scrivere un libro intero in italiano dove poter raccontare tutte queste sofferenze e gioie, questo percorso che Lorenza Pieri ha definito unico e che Jhumpa Lahiri, andando oltre, descrive come folle.
Come l’intervistatrice ha fatto notare, a differenza di altri scrittori che nel passato hanno deciso di scrivere in lingue diverse dalla propria (per esempio Kundera, Nabokov, Beckett), in questo caso non sono state le circostanze o le costrizioni a spingere la Lahiri a imparare a scrivere in italiano. Sebbene lei avesse già alle spalle diversi libri e moltissimi premi, tra cui anche il Pulitzer, In altre parole può essere considerato come un libro di esordio, un’autobiografia, il racconto di un viaggio, o, per usare ancora le parole della scrittrice, una lunga lettera d’amore alla lingua italiana.
Diverse sono le metafore che l’autrice ha usato per descrivere questa sua esperienza. La prima che le é venuta in mente ci ha portati ad immaginare un triangolo i cui tre vertici sarebbero le tre lingue che hanno scandito le fasi della sua vita e tra le quali tutt’ora si divide: il bengalese, l’inglese e l’italiano.
Poeticamente l’autrice ha paragonato l’inglese e l’italiano a due fratelli, il primo dei quali assomiglia ad un adolescente peloso ed il secondo dei quali é un bambino appena nato, ancora insicuro e che necessita di essere protetto dall’onnipresenza del fratellone ingombrante.
In un senso più terreno l’autrice ha parlato del suo percorso come di un innesto di un’operazione delicata e violenta, ma al tempo stesso naturale in quanto legata alla natura, il cui risultato non può essere giudicato sul momento, ma che richiede tempo ed attesa.
Ma la metafora che ha incantato tutti e ha anche chiuso la serata é stata quella che ha paragonato il suo scrivere in italiano alla cecità della scrittrice Lalla Romano. In uno dei suoi aforismi, citato dalla Lahiri, la Romano, ormai cieca scrive: La mia cecità = un altro punto di vista. Proprio come l’handicap di questa scrittrice la porta a vedere la vita diversamente, così lo scrivere in italiano di Jhumpa arricchisce la letteratura nostrana di un nuovo punto di vista, originale, autentico e pieno di amore per la nostra cultura. E sono sicura che uscendo dall’Ambasciata, grazie alle parole di Jhumpa Lahiri, tutti ci siamo sentiti di nuovo degli adolescenti, innamorati di questa meravigliosa forma di espressione che é la lingua italiana.
Dopo l’evento in Ambasciata la scrittrice ha accettato un invito a cena offerto da New Academia Publishing dove ha continuato a deliziarci con il suo amore per la lingua e cultura italiana e, con pazienza, ha accettato di firmare e dedicare le copie del suo libro che noi, da fedeli estimatrici, c’eravamo portate dietro. Il libro di Jhumpa Lahiri, in versione bilingue, può essere acquistato sul sito Knopf Doubleday.
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Jhumpa ci ha raccontato una storia fatta di coraggio, di sfide, di emozioni, lotte e soddisfazioni. Il suo libro dovrebbe essere letto da tutti coloro che si accingono ad imparare una lingua, dagli studenti che incontrano difficoltà con gli esami universitari e, in generale, da tutti coloro che esitano a compiere quel salto nel vuoto che ci porta ad intraprendere quel “percorso folle” alla fine del quale ci aspetta una grande felicità.