Di Daniela Enriquez
[Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul numero di Marzo 2017 di Voce Italiana.]
Come ogni anno il 27 gennaio la comunità internazionale si è preparata per ricordare uno degli eventi più atroci della storia dell’umanità: la Shoa o, per usare un termine più occidentale, l’Olocausto. Tantissimi sono stati gli eventi e le iniziative in tutto il mondo e naturalmente anche a Washington, D.C.
L’ Ambasciata d’Italia ha organizzato un bellissimo evento in collaborazione con l’Italian Cultural Institute e l’Ambasciata d’Israele. L’evento ha permesso di fare esperienza ed ampliare la conoscenza di fatti avvenuti nel passato tramite diverse forme d’arte: il racconto, la fotografia e la musica. I partecipanti hanno avuto la possibilità di ascoltare la testimonianza di una donna sopravvissuta all’Olocausto – un tipo di testimonianza che purtroppo sta diventando sempre più rara ed importante con il passare del tempo – tramite le parole di Rachel Mutterperl Goldfarb, di ascoltare la Cantata Ebraica dalle voci del coro ebraico Kolot HaLev attraverso lavori di tre compositori italiani – Bolaffi, Marcello e Puccini – e di soffermarsi a guardare la mostra fotografica Return of Life – The Holocaust Survivors: from Liberation to Rehabilitation. Vista, udito e memoria si sono fuse in un evento che ha permesso sia di ricordare sia di fare esperienza di un avvenimento su cui non si smetterà mai di imparare e di conoscere.
Un’altra importante inziativa è stata portata avanti dallo US-Italy Global Affairs Forum che ha deciso di aderire al programma del World Jewish Congress pubblicando online foto di italiani che abitano nella area metropolitana di Washington, D.C. e che hanno accettato di essere fotografati mentre tenevano tra le mani un foglio con la scritta #weremember. Questa iniziativa ha avuto una portata mondiale e di sicuro la comunità italiana di Washington, D.C. non poteva mancare.
Attraverso la mia personale esperienza ho notato come paesi diversi abbiano modi di ricordare l’Olocausto totalmente differenti. Il mondo occidentale ricorda attraverso importanti e toccanti eventi, come questi organizzati a Washington, D.C., che cercano di dare luce all’orribile verità del passato. Ma altri paesi, ricordano diversamente. In Israele, per esempio, ho fatto esperienza di un’altra modalità di ricordo. Durante il giorno della memoria l’intero paese si ferma per due minuti: esatto, si ferma! Non appena le sirene cominciano a suonare, tutto il paese rimane immobile: gli autisti spengono le macchine ed escono fuori, professori e studenti smettono di dialogare, i bambini interrompono i loro giochi ed in questo “silenzio” strano e surreale, interrotto solo dal sottofondo incessante delle sirene, rispettano il ricordo di chi è deceduto durante l’Olocausto e ricordano a se stessi, ed agli altri immobili per le strade e nelle case, che bisogna fare il possibile affinchè un evento del genere non riaccada mai più: #neveragain.